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Il Monte Baldo
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Documentazione
fotografica:
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Tra Valtellina
ed Engadina - al cospetto di sua maestà lo Stelvio
di
Carlo Colombo
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Località
di partenza e arrivo: Bormio, mt. 1215
Percorso: Bormio - Passo del Foscagno - Passo d'Eira - Livigno
- Galleria Ponte del Gallo - Passo dal Fuorn - St. Maria - Umbrailpass
- Passo dello Stelvio - Bormio Lunghezza:
km. 116 circa
Dislivello: mt. 3100 circa
Stato del manto stradale: Piuttosto buono, anche il tratto sterrato
lungo la salita dell'Umbrailpass è ben tenuto, senza buche, molto
compatto e con ghiaietto Eventuali suggerimenti per la visita:
Accertarsi che non vi siano interruzioni sul percorso e che le condizioni
meteo siano buone e stabili; inoltre la galleria di Ponte del Gallo (ben
illuminata) è a senso alterno regolato da semaforo che nel senso
proposto è verde all'ora e alla mezz'ora, quindi regolatevi di
conseguenza onde evitare lunghe attese. Come arrivarci: Da Milano si percorre
la superstrada SS36 "Nuova Valassina" fino a Colico dove si
imbocca la SS 38 del Passo dello Stelvio che percorre tutta la Valtellina
fino a giungere a Bormio. Come tempistica considerate di impiegarci almeno
2 ore e 30 minuti da Milano in condizioni di traffico normale. Sconsiglio
caldamente la domenica!
Data della ricognizione:19 luglio 2003
Documentazione fotografica:
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Il giro nel dettaglio
E' salita clemente quella che porta prima al Passo del Foscagno e quindi
al Passo d'Eira, unica nota negativa il traffico turistico diretto a Livigno;
per questo si consiglia una partenza di prima mattina. Siamo nell'alta
Valtellina, zona che ciclisticamente ha scritto epiche pagine in quasi
tutti i giri d'Italia finora disputati e in cui solo il nome delle salite
fa sognare (Stelvio, Gavia, Bernina, Mortirolo e chi più ne ha
più ne metta) vero paradiso per i grimpeur e per gli amanti della
montagna con grandi colli alpini over 2000 metri, insomma merita un soggiorno.
Il circuito ad anello che vi vado a proporre prende l'avvio da Bormio
e tocca in successione 5 passi di grande fascino:Foscagno, Eira, Fuorn,
Umbrail e Stelvio. Tutti e 5 superiori ai 2000 metri, i primi tre non
eccessivamente impegnativi, ma gli ultimi 2 che possono essere ritenuti
una sola salita (il terzo versante dello Stelvio in pratica) molto impegnativo
dato anche il fatto che arriva per ultimo . Insomma, un circuito che consiglio
caldamente a chi ha già esperienza di giri impegnativi e vuole
scoprire anche un versante quasi mai ricordato del mostro sacro
Stelvio.
Lasciamo dunque la graziosa cittadina di Bormio nota al grande pubblico
come sede di passate edizioni di campionati del mondo di sci alpino e
famosa stazione sciistica. Percorriamo un breve tratto in leggera salita
della statale 38 del passo dello Stelvio che all'uscita del paese abbandoniamo
svoltando a sinistra seguendo le indicazioni per Valdidentro e Passo del
Foscagno ; iniziamo a pedalare lungo la SS301 prima in leggera discesa
e dopo circa 1 km inizia un bel pianoro e giunti all'abitato di Pece in
alto sulla destra possiamo ammirare le note "Torri di Fraele"
. Raggiunta poco dopo Isolaccia iniziamo la salita al Passo del Foscagno
osservando alla nostra sinistra l'imponente mole della Cima de' Piazzi
che con i suoi 3439m domina la vallata, splendido alla vista risulta il
suo ghiacciaio inondato dai raggi mattutini. La salita è abbastanza
impegnativa anche se piuttosto regolare (pendenza media 6%) però
il dislivello di 941 m e la lunghezza di 15,5 km impongono un'attenta
distribuzione dello sforzo in considerazione delle successive salite .
Si risale nel primo tratto la Val Viola quindi la strada si fa più
panoramica e l'ultimo tratto a partire dalle gallerie antivalanga si snoda
in un tipico ambiente d'alta montagna dominato dalla prateria alpina.
Giunti al passo (2291 m.s.l.m.) sede di una prima dogana iniziamo una
veloce discesa di circa 4,6 km per una strada ampia e nel contempo gettiamo
lo sguardo sugli stupendi panorami che si aprono alla nostra vista. In
breve raggiungiamo la località di Ponte del Rezz dove inizia la
salita di circa 3 km. al Passo d'Eira (2210 m.s.l.m.) caratterizzata da
una pendenza media del 6.3% e da tre brevi strappi abbastanza impegnativi.
A questo punto giù il "rapportone" e lasciamo scorrere
la nostra bici verso Livigno togliendoci il lusso di distrarci ammirando
la splendida vallata che si apre ai nostri occhi. L'abitato di Livigno,
allungato lungo il torrente Spöl è prevalentemente composto
da infrastrutture turistiche e commerciali. Sostiamo per ristorarci e
fare rifornimento di acqua freschissima ad una delle numerose fontane
e ci dirigiamo verso il confine svizzero costeggiando per circa 10 km
il lago artificiale del Gallo. La bella strada è stata negli anni
scorsi oggetto di importanti lavori per la costruzione di gallerie antivalanga
che comunque non impediscono la vista del lago e delle belle montagne
che lo contornano. Alla fine giungiamo all'imbocco della galleria in località
Punt del Gallo: il transito è regolato da semaforo che scatta nella
nostra direzione all'ora e alla mezz'ora. La galleria è ben illuminata,
munita di corsia preferenziale per le bici sul lato sinistro ma piuttosto
fredda, quindi si consiglia caldamente l'uso di una mantellina con maniche
lunghe (tipo Wintex). Sbuchiamo dall'altra parte in località Punt
la Drossa e svoltiamo a destra iniziando subito la salita al Passo dal
Fuorn. La strada ampia si snoda in una splendida vallata fiancheggiata
da imponenti monti e foreste di conifere con numerose aree di sosta numerate
(tipica meticolosità svizzera!) per i primi 3 km con una pendenza
media del 5% , poi per i successivi 5 km addirittura scende al 3% ; solo
gli ultimi 1700 m alla vetta sono impegnativi con pendenza media del 9%
finchè in corrispondenza di una tipica "gasthoff" raggiungiamo
il Passo dal Fuorn (2149 m.s.l.m.) . Ci fermiamo per una breve sosta e
non possiamo fare a meno di ammirare la vallata di Müstair che si
apre sotto di noi mentre in lontananza spicca su tutte la vetta innevata
dell'Ortles . Bella e pedalabile è la discesa verso St. Maria caratterizzata
nella prima parte da una serie di tornanti, successivamente da lunghi
rettilinei. Dopo circa 13 km giungiamo a St. Maria , riempiamo le borracce
di acqua montana e iniziamo l'ultima, impegnativa fatica, 13.2 km con
pendenza media dell'8,5% e dislivello di 1126 per raggiungere l'Umbrailpass.
Lasciata St. Maria inizia un bel tratto tortuoso all'interno di una foresta
di conifere con ampie vedute sul paese e in lontanaza vediamo addirittura
il passo dal Fuorn, quindi ci addentriamo nella vallata e mano a mano
la vegetazione si dirada. In questa parte la pendenza diminuisce ma la
fatica si fa ugualmente sentire dato che il fondo per circa 3 km diventa
sterrato anche se in ottime condizioni. Al termine e fino al passo le
pendenza torna ad aumentare e solo il panorama ci distrae e attenua la
fatica. Giunti al passo c'è solo il tempo di rifiatare che ci immettiamo
sulla statale dello Stelvio proveniente da Bormio in corrispondenza della
dogana e iniziamo gli ultimi 3,5 km di salita . Il mitico Stelvio è
lì davanti a noi , sembra di poterlo toccare ma la pendenza costante
all'8% non ci dà tregua e solo il desiderio di conquistare una
simile vetta ci inietta nuova linfa nei muscoli ormai affaticati . Alla
fine raggiungiamo il valico brulicante di gente e ci andiamo a rifocillare
con strüdel, panino allo speck e birra. Dopo un'ora e mezza trascorsa
sulla terrazza del ristorante ad abbronzarci (e non sto scherzando, eravamo
a torso nudo!) e a gozzovigliare, ripartiamo ormai soddisfatti e scendiamo
verso la Valtellina rimanendo estasiati dai bellissimi scorci che si aprono
ai nostri occhi. Le cascate del Braulio sono veramente maestose. Ben presto
però le prime case di Bormio si avvicinano e concludiamo questa
indimenticabile giornata.
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L'UIC a Palma
de Mallorca - alla scoperta dei valichi delle Baleari
di
Piero Rota
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Le
biancoazzurre maglie dell'UIC hanno sfrecciato (si fa per dire) per una
settimana, dal 17 al 23 marzo 2004, sulle manifiche strade di Mallorca,
la più grande delle isole Baleari.
In realtà avremmo dovuto essere in due (Giorgio Rossini ed io) più
le consorti che pazientemente ci seguono nei nostri "pellegrinaggi"
ai santuari delle due ruote.
A Malpensa scopriamo di essere più che raddoppiati: altri due UICini
(Aurelio Battiston e Luca Maretti) con relative consorti e Domenico Costa
da Bardolino, senza bici e senza maglia, con i postumi di influenza.
Bene. Adesso siamo un gruppo. Ma il gruppo è destinato ad aumentare:
ci raggiunge Julio Montoto con moglie e due stupende bambine e il conto
sale a 6 pedalatori e 7 famigliari. Dulcic in fundo, al gruppo si aggrega
l'ultimo socio UIC, il n. 197, Claudio Chiappucci, il mitico ed indimenticato
Diablo, che riceve dalle mani di Giorgio la maglia dell'UIC.
Abbiamo pedalato, ci siamo riposati, ci siamo fatti tanta compagnia, abbiamo
salito nuovi valichi ed abbiamo rinsaldato quell'amicizioa che solo il sudore
e la fatica della salite ci è in grado di offrire.
Di Palma ci rimane il ricordo di un piacevole soggiorno, le
foto, le immagini dei campi di aranci, ulivi, carrubi, mandorli,
il mare azzurro ed il profumo del ginepro e della macchia mediterranea.
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L'anno scorso
al Valcavera - nel ricordo di Marco Pantani
di
Luca Maretti
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Luca
Manetti l'anno scorso era salito al Valcavera per applaudire il passaggio
di Marco Pantani in quello che sarà il suo ultimo Giro d'Italia
Durante la settimana trascorsa a Palma di Mallorca ne abbiamo parlato e
gli ho chiesto di inviarmi le foto scattate in quell'occasione per pubblicarle
e rendere in qualche modo un omaggio postumo all'indimenticato e indimenticabile
Pirata.
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Piccolo San Bernardo
e Cormet de Roselend
di
Enzo Santa
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Dopo
un veloce raid al Cormet de Roselend attraverso il Piccolo San Bernardo,
Enzo Santa da Castelrosso (TO) ci ha mandato questi telegrafici ricordi |
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Attorno al Lago
Maggiore - Pian Cavallo
di
Enzo Santa & Piero Rota
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Dai,
facciamoci un breve e facile giro attorno al Lago Maggiore, con la salita
a Pian Cavallo, vedrai panorami stupendi, la salita non è molto impegnativa
e ci faremo una bella mangiata.
Aveva ragione in tutto ma mentiva spudoratamente sulla durezza della salita:
nei 3 km di dalita dopo Aurano ho avuto delle visioni non so dire se angeliche
o demoniache - mi sembrava di lottare con un essere mostruoso e ripugnante
con enormi mani: con una mi spingeva indietro e con l'alta drizzava la
strada sotto i miei pedali.
Le visioni anno cominciato a svanire quando raggiunto il valico abbiamo
ammirato il lago sottostante e sono definitivamente sparite durante la sosta
ristoratrice alla DISLOCANDA di Manegra che nonostante l'ora insolità
(erano ormai le 15.00) ci ha preparato un ottimo pasto co pennette alla
verdure e stupendi formaggi locali.
Un grazie ad Enzo e a Daniela e Domenico che ci hanno accompagnato nel
breve ma incantevole giro.
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Replica al Gavia
con l'Alpino
di
Giorgio Rossini & Piero Rota
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L'Alpino
schiumava di invidia quando ha saputo che ero stato sul Gavia il 28 aprile
in occasione del passaggio del Giro.
Allora, per mantenere buoni i nostri rapporti gli ho proposta la salita
al Gavia da Santa Caterina Valfurva da farsi il giovedì antecedente
il raduno di Bardolino. Detto e fatto. Ci troviamo mercoledì sera
all'Abete Blu di Santa Caterina e dopo un'ottima cena a base di pizzocheri
e Sassella ce ne andiamo a dormire.
L'indomani sveglia alle 7, colazione alle 8 con l'ottimo burro di produzione
casalinga e poi si parte. Qui è opportuno fare una considerazione
sulle altimetrie di più larga diffusione come quelle dell'ottimo
Marzoli o quelle di Rodriguez: le pendenze indicate sono generalmente riferite
ad almeno 300 metri e se sono di colore giallo (pendenza tra 8 e 10%) uno
sta tranquillo. Ma se di quei 300 metri di pendenza media al 9% 150 sono
al 17-18 % e i restanti 150 al 4-5 % allora uno come me comincia a sputare
l'anima e pensa: sarà un caso; ma il caso si ripete una decina di
volte e diventa un'abitudine, una brutta abitudine. Risultato: mentre la
salita da Ponte di Legno presenta i 3 km dopo Santa Apollonia veramente
duri ma poi si mantiene su pendenze costanti con pochi strappi, la salita
da Santa Caterina, molto piacevole dal punto di vista paesaggistico presenta
un'alternanza infame di strappi e falsopiani che la rende per me più
dura dell'altro versante. Durante questa salita è successo per la
prima volta un fatto inconsueto: non mi sono mai fermato per nessuna ragionbe,
nemmeno per la tanto agognata sigaretta, forse per la paura di non riuscire
a ripartire, forse per non rompere quel ritmo lento ma costante che mi faceva
sentire in grado di salire in cima al mondo. (NB. Le foto scattate in salita
tra 2 pareti di neve sono state scattate durante la discesa). L'AlpiAll'arrivo
tanta era la mia soddisfazionbe che ho tentato di arrivare in bici davanti
alla porta del rifugio ma una rampa maligna in pietra grezza mi ha fatto
precipitare rovinosamente a terra tra la perplessità generale. D'altronde
arrivare sul Gavia è da molti, arrivarci cadendo come un salame è
da privilegiati.
Al rifugio ritiriamo una cartilina di saluti che Carlo Colombo, due giorni
prima , ci aveva lasciato.
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Al Passo San Giacomo
(Val Formazza) con la MTB - m. 2.313
di
Piero Rota
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clicca
qui per le foto-----: |
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Io
al Passo San Giacomo già c'ero stato anni fa, parecchi anni fa,
moltissimi anni fa, 55 anni fa, quando facevo la quinta elementare (ero
in collegio a Stresa) e come gita di fine anno ci avevano portato in pullmann
(che dico pullmann, una corriera ansimante che emanava un fumo nerissimo)
alle cascate del Toce e di li, a piedi, con i nostri zaini e gli scarponcini
ai piedi,eravamo salòiti al Passo.
Tutto questo mi torna alla memoria mentre parto dal piazzale delle cascate
e faccio un'amara constatazione: di quella lontanna gita non mi ricordo
quasi nulla se non la vecchia corriera, il rifugio Maria Luisa, il lago
con la diga.
Qui la musica è ben diversa: devo portare un quintale (o quasi)
su per questa stradina piena di sassi e buche e i ricordi lasciano il
passo alla fatica e all'ebbrezza di salire in alto.
I primi 3 km di sterrato (dopo il tratto iniziale di 1 km asfaltato) sono
veramente duri con pendenze sovente a 2 cifre e per di più il fondo
è molto accidentato con pietre e buche dovunque che costringono
ad un continuo slalom.
Superato il bastione la strada comincia a migliorare, sia come pendenza
che come fondo, diventando più simile ad una normale strada sterrata
che a una abominevole mulattiera.
Però c'è un nuovo problema: la neve che sovente invade la
strada e costringe a scendere ddalla bici e a superare a piedi le numerose
lingue di neve ormai rese grige dalla polvere.
Arrivo al Rifugio Maria Luisa dove tra un caffè ed una fetta di
torta il gestore mi fa capire che c'è ancora molta neve e che se
arrivo al passo con la bici sarò uno dei primi in assoluto; del
resto la strada è visibilissimaq dal rifugio e la presenza della
neve è evidente.
Decido che la cosa è trascurabile e riparto. Mi arrampico sulla
diga deel lago di Toggia,< mi faccio fotografare da alcuni ragazzi
saliti fin li e imbocco il lungo falsopiano in leggera salita (2-4%) che
in 5 km mi condurrà al passo.
La strada è ormai ridotta a una stretta cengia incombente sul lago
sottostante e la presenza della neve e dell'acqua di fusione consigliano
la massima cautela: uno scivolone potrebbe terminare 50 m. più
sotto nelle poco invitanti acque del lago Toggia.
Passato il lago un fischio prolungato annuncia le marmotte: piccole e
grandi, tutte con la voglia di correre e per nulla intimorite dalla mia
presenza.
Infine la strada finisce in un nevaio più consistente e scorga
cinquanta metri più avanti la vecchia casermetta della guaria di
finanza, ormai diroccata.
Ancora una passeggiata sulla neve e sono al passo. Breve riposo, foto,
una fumatina ristoratrice. Arriva una cippia a piedi: sono di Castelrosso
(il paese di Enzo Santa), scambiamo due parole, ci fotografiamo a vicende
e poi riparrto per il rifugio sotto dense e nerissime nuvole che ogni
tanto lampeggiano ed emettono sinistri rombi. Poi il ticchettio delle
gogge sul casco si fa più intenso e mi induce a raggiungere abbastanza
rapidamente ul rifugio sotto la pioggia scrosciante.
Decido che non vale la pena di aspettare che smetta di piovere e poi,
in fin dei conti è acqua e non morde, bagna soltanto.
La decisione si rivela giusta perchè quasi subito smette di piovere
e mi posso dedicare completamente al delicato compito di non finire fuori
strada o di cadere, data anche la kmia inesperienza su questi tracciati.
In mezzora sono in basso e non mi par vero di sentire sotto le ruote la
liscia superficie dell'asfalto.
Credo proprio che questo modo di andare in bici in montagna cominci a
piacermi veramente.
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